Abbiamo deciso di aprire la rubrica "Traguardi" dell’Osservatorio di Genere con un focus su Donne e Sport.
Considereremo alcune realtà virtuose della provincia di Macerata, che si impegnano quotidianamente nel contrasto agli stereotipi di genere, semplicemente portando avanti con passione la propria attività.
Solitamente le bambine sono portate, a volte per condizionamenti culturali, altre per mancanza di alternative, a praticare sport tradizionalmente molto femminili, nel senso più classico del termine.
La danza e la ginnastica artistica tuttavia sono per tutte e per tutti, così come il calcio, il basket o il baseball.
La prima realtà che presentiamo è dunque il Pink Basket Macerata, unica società di basket solo al femminile nelle Marche.
Un progetto supportato da una grande passione spontanea partita da un gruppo di bambine, che ha poi coinvolto naturalmente anche le loro famiglie, le quali hanno creduto fortemente nell’iniziativa.
Pink Basket Macerata è un’associazione creata dalla volontà dei genitori di questo piccolo manipolo di giocatrici in erba per colmare un vuoto di cui si sentiva il bisogno.
Il minibasket è infatti un gioco aperto sia a maschi che a femmine fino ai 12anni, dopo di che si suddivide in squadre maschili e femminili.
A Macerata esiste da molto tempo una società maschile, dalla quale però le ragazze dovevano necessariamente allontanarsi arrivate all’età limite, mancando un’offerta dedicata a loro.
Grazie al Pink Basket, da circa un anno anche Macerata può coltivare le sue promesse cestistiche in erba, che possono ora seguire la loro passione con la prospettiva di una continuità che prima mancava.
Proprio per queste ragioni il Consiglio delle donne di Macerata ha deciso di sostenere e patrocinare il Pink Basket con l'obiettivo di avvicinare le bambine alla pratica sportiva senza discriminazioni o pregiudizi di genere, partendo dal presupposto che l'unico motivo per cui scegliere di praticare uno sport piuttosto che un altro debba essere il divertimento e l'inclinazione personale.
Abbiamo così deciso di intervistare queste ragazze tenaci, grazie alla disponibilità della presidente Silvia Mozzoni, per conoscere e far conoscere la loro realtà, partita dal basso, ma con grandi prospettive per il futuro.
D. Da quanto tempo esiste la società? Chi ha voluto costituirla e perché? Ci racconti la storia?
Pink Basket Macerata nasce a luglio 2018 per dare continuità al progetto “Insieme per Crescere”, attività promozionale di Minibasket gratuita per bambine di età compresa tra i 6 e gli 11 anni.
Il progetto, che si è svolto negli ultimi due anni (2016/2017 e 2017/2018) è stato sviluppato dal Settore Minibasket della FIP (Federazione Italiana Pallacanestro).
L’obiettivo di aumentare i numeri dell'attività cestistica femminile, sia in termini qualitativi sia quantitativi, è stato pienamente condiviso dalla strategia promossa da FIBA (Federazione Internazionale Basketball) che ha riconosciuto il valore del progetto italiano e lo ha sostenuto attivamente.
Qui a Macerata, una volta terminato il progetto l’entusiasmo delle bimbe che vi hanno partecipato ha spinto alcune mamme a unirsi per costituire un’associazione sportiva dilettantistica che potesse garantire il proseguimento dello sport a cui si erano appassionate le proprie figlie.
D. Chi sono le bambine/ragazze che scelgono il minibasket?
All’inizio sono bambine curiose di conoscere uno sport per loro nuovo, ma poi quelle che scelgono il minibasket come il “proprio” sport, sono bimbe dinamiche, che prediligono il gioco di squadra, dove la condivisone, l’accoglienza e l’appartenenza sono i valori principali.
Il contatto fisico e la competizione le stimolano a mettersi in gioco sia individualmente sia come gruppo.
D. Che età hanno le atlete?
Le nostre atlete sono per la maggior parte bimbe nate tra il 2010 e il 2011, ma ci sono anche alcune ragazzine più grandi e anche un gruppetto di bambine tra i 5 e i 6 anni.
D. Quanto si allenano?
Gli allenamenti sono di un’ora ciascuno per due giorni settimanali, ma a volte possono capitare ulteriori incontri con altre squadre di minibasket della zona, sia maschili che femminili.
D. Da chi è formato il pubblico?
Il pubblico è formato in gran parte dai genitori delle atlete, ma ogni tanto anche dalle bimbe che praticano ginnastica artistica nella palestra vicina e dai loro familiari, che si affacciano incuriositi.
D. Come pensi sia recepita una realtà sportiva tutta al femminile in un sport associato tradizionalmente a ruoli maschili nella vostra città, Macerata?
La nostra percezione è che solo nella città si Macerata il basket sia ancora considerato uno sport prettamente maschile, questo infatti è stato il motivo cardine che ci ha spinte a far nascere una società distaccata da quelle già esistenti.
In questa città, a differenza di quelle limitrofe, dove la realtà del basket femminile è già consolidata, è la prima volta che si assiste alla nascita di una squadra di basket femminile e ci auguriamo che questo possa aiutare a comprendere che non esistono sport maschili o femminili.
D. C'è differenza di allenamento tra maschi e femmine?
No, non c’è differenza; ci sono regole, schemi e tattiche uguali per tutti.
D. C'è aggressività? Se si, come per i maschi o diversamente?
Non parliamo di aggressività, ma di “grinta”, che spesso nelle ragazze è più accentuata.
D. Ci sono secondo voi sport considerati "più femminili" di altri?
Non ci sono sport più femminili di altri e in questi anni ne stiamo avendo molteplici dimostrazioni, pensiamo ci siano solo molte difficoltà del prendere coscienza di questa oggettività.
Purtroppo è lo sport in generale ad essere “più maschile” basti pensare che la normativa, che in Italia regola il professionismo sportivo (L. 91/81) non contempla categorie femminili.
A rendere tutto ancora più drammatico l'esistenza delle "clausole anti-gravidanza" che vengono inserite nei contratti fatti firmare alle atlete.
Queste clausole prevedono la rescissione del contratto in caso di maternità.
D. Cosa potrebbe dare il minibasket ad una bambina o ad una ragazza?
Il minibasket insegna il rispetto delle regole, dei compagni di squadra (qualunque esso sia) degli avversari e dell’allenatore.
Le bambine giocano con un obiettivo comune con spirito di squadra, senza imbrogliare o cercare scorciatoie, non sono accettati comportamenti scorretti e violenti.
D. Reclutamento: quali difficoltà? Pensi ci siano difficoltà legate alla tipologia dello sport, non tra i più classici scelti in genere dalle bambine (danza, ginnastica...etc...)?
Ogni settembre, quando le società di sport di squadra reclutano nelle scuole, su dieci bambine nove scelgono la pallavolo, perché esiste un’idea condivisa per cui tirare a canestro faccia diventare dei maschiacci.
Molto spesso sono le stesse madri che vietano il basket alle figlie per paura che diventino troppo mascoline.
Noi crediamo che lo sport dovrebbe riguardare solo il gesto atletico, lasciando fuori immagine e avvenenza, cose che spesso si ricercano in discipline come la danza o la ginnastica.
Questa difficoltà è riscontrata anche nel calcio femminile, forse potrebbe essere d’aiuto una divisa più aggraziata, come esiste per la pallavolo le cui tesserate in Italia sono quasi quattro volte quelle della pallacanestro.
D. Pensi che lo sport possa essere un modo per la donna per riscattare le discriminazioni con cui spesso viene a contatto nella sua vita?
No, non lo pensiamo, non è tramite lo sport che ci si può riscattare dalle discriminazioni.
Lo sport, in generale per tutti, è un luogo di confronto e crescita, dove si migliorano le proprie capacità e si testano anche le proprie fragilità, ma questo è un discorso che vale per tutti, non solo per le donne.
D. Vuoi aggiungere qualcosa?
“Chi non gioca a minibasket …… puzza!”
Da sinistra: Silvia Mozzoni, Roberta Pieroni, Francesca Ghelfi, Maria Carla Rossi
Pink Basket Macerata su facebook
Articolo di Silvia Alessandrini Calisti
Foto di Simona Muscolini