Nella rosa delle possibilità sportive che si presentano a bambine e bambini fin dalla più tenera età, il nuoto ha sicuramente un posto privilegiato.
Sport completo e adatto a tutti, apporta, si sa, molti benefici fisici, oltre ad essere di certo un’attività estremamente utile per evitare incidenti acquatici.
Il nuoto è uno di quegli sport che non hanno connotazione pregiudizievolmente maschile o femminile nell’immaginario collettivo, come il calcio o la danza, che si credono di appannaggio esclusivo di un sesso o dell’altro.
Nuotare è da sempre considerata una pratica sportiva per tutti e per tutte: maschi e femmine frequentano insieme i corsi e partecipano agli allenamenti.
Quando poi si passa all’agonismo le competizioni sono suddivise tra uomini e donne, per via delle differenti prestazioni delle atlete e degli atleti adulti.
Fino alla pubertà infatti uomo e donna hanno potenziali atletici molto simili, per poi differenziarsi con la maturazione sessuale: ecco perché diversi sport si distinguono in categorie.
Ci sono però limitazioni o problematiche legate ad una differenza di atteggiamento o di trattamento di maschi e femmine? Le bambine che scelgono il nuoto hanno le stesse opportunità dei maschi di avanzare? Esistono degli ostacoli culturali che rallentano le donne nella loro corsa al podio?
Per cercare di capire meglio e sciogliere questi dubbi, abbiamo voluto sentire il parere di Francesca Prenna, istruttrice e allenatrice di nuoto, nonché assistente bagnante e responsabile del team di assistenti bagnanti e dei corsi organizzati dalla F.I.N. (Federazione Italiana Nuoto) per conseguire il brevetto da assistenti bagnanti.
Francesca ha insegnato nuoto e allenato, fino a poco fa, bambine, bambini, ragazze e ragazzi della Energy H2O di Montecassiano, in provincia di Macerata, che sono stati fotografati da Simona Muscolini per un nuovo appuntamento della nostra rubrica “Traguardi”.
Da quanto tempo esiste la società? Chi ha voluto costituirla e perché? Ci racconti la storia?
La nostra società, Energy H2O S.s.d.r.l. nasce nel febbraio del 2009 da un’idea di Pierluigi Principi, tutt’ora amministratore delegato con l’intento di creare un modello sportivo a 360° che potesse donare benessere psico-fisico a tutti gli utenti della zona.
Sin dagli albori sono state inserite attività di ogni tipo, dal fitness in acqua ai corsi di nuoto per bambini, ragazzi e adulti e non solo anche il settore agonistico ha preso piede in maniera fervida.
Da due anni circa la nostra struttura, che gode della bellezza di due piscine, una di 25 metri e 5 corsie adibita al nuoto libero e corsi principali ed un’altra più piccola in cui si praticano corsi per gestanti e di riabilitazione, è entrata a far parte del circuito della Scuola Nuoto Federale.
E’ stata sempre aperta sia a bambini che a bambine? Il numero degli iscritti è uguale sia per l’uno che per l’atro sesso?
Sì, è sempre stata aperta sia ai maschi che alle femmine.
Anche i gruppi di scuola nuoto dei bambini vengono formati con un numero adeguato sia di femmine che di maschi in quanto crediamo fortemente nella crescita, sia sportiva che non, tramite esperienze condivise dai due sessi.
Che età hanno atlete e atleti e quanto si allenano?
Il settore agonistico parte dalla pre-agonistica di nuoto, chiamata propaganda di cui fanno parte i bimbi della squadra che ho allenato io, che hanno un’età che varia dai 6 anni fino ai 18, fino ad arrivare all’ agonismo vero e proprio con esordienti b, a ed assoluti.
Da circa due anni anche il salvamento agonistico, la pallanuoto ed il nuoto sincronizzato hanno preso piede grazie al lavoro costante e mirato del nostro team.
Il settore propaganda si allena da settembre a giugno tre volte a settimana per circa un’ora e un quarto. Il salvamento fa tre o quattro allenamenti di circa due ore, mentre la pallanuoto ed il sincronizzato due/volte.
Gli atleti dell’ agonismo quasi tutti i giorni dal lunedì al sabato fino a luglio compreso.
C'è differenza di allenamento tra maschi e femmine?
Concentrandosi sul settore propaganda di cui mi sono occupata in prima linea posso dire che gli allenamenti sono organizzati con una programmazione differente rispetto a quelli dell’agonismo propriamente detto.
Sia per un discorso di età (i più piccolini hanno sei anni ) sia per motivi legati all’approccio nei confronti di questa attività così complessa quale è il nuoto.
Intendo dire che, essendo uno sport in realtà individuale, la tecnica nella fase iniziale passa quasi in secondo piano per dar spazio all’aggregazione e al gioco.
Ovviamente le caratteristiche fisiche e di sviluppo variano tra maschi e femmine perciò si tiene conto anche di questo ma c’è poi anche un’autoregolazione che viene da sé durante il corso dell’anno.
Ci sono categorie diverse per maschi e femmine? Se si, a che età inizia la divisione?
Il settore propaganda è suddiviso in propaganda JUNIOR di cui fanno parte gli esordienti (2013-2012) e i giovanissimi (2011-2010) e SENIOR di cui fanno parte gli allievi (2009-2008), i ragazzi (2007-2006), gli juniores (2005-2004), i cadetti (2003-2002) ed i seniores (2001-1999).
Non ci sono divisioni se non a livello di gare per cui i maschi si “scontrano” con i maschi e le femmine con le femmine.
Facendo invece riferimento al settore agonistico le categorie ufficiali, considerando che le femmine sono sempre più grandi a parità di categoria, sono: esordienti b (maschi 10-11 anni e femmine 9-10 anni); esordienti a ( maschi 12-13 anni e femmine 11-12 anni); ragazzi ( maschi 14-15-16 anni e femmine 13-14 anni); juniores ( maschi 17-18 anni e femmine15-16 anni); cadetti ( maschi 19-20 anni e femmine17-18 anni); seniores ( maschi 21 anni ed oltre e femmine 19 anni ed oltre).
Competitività: ci sono differenze tra maschi e femmine?
Per esperienza personale posso dire che a livello di indole le femmine sono molto competitive, mi è capitato altresì di avere dei maschi molto “aggressivi” in vasca.
Considero però la competitività come la spinta giusta per migliorare e non per affossare gli altri. E’ d’altro canto vero che senza un po' di grinta non si ottengono facilmente i risultati.
Come considerano le loro colleghe femmine gli atleti maschi?
Le atlete femmine hanno un buon rapporto con i colleghi maschi, chiaramente alcuni atteggiamenti cambiano anche in base allo sviluppo fisico degli atleti ma le dinamiche interne vanno anche gestite da un buon allenatore che non deve solo occuparsi degli aspetti tecnici e legati alla performance in gara ma anche a mantenere un buon equilibrio.
Ci sono secondo voi sport considerati "più femminili" di altri?
Lo sport comunemente considerato più femminile è la danza in generale ma la mia visione è più ampia sull’argomento nel senso che ogni bambino o ragazzo può trovare la sua dimensione in ogni sport pur mantenendo il proprio essere, così come le bambine possono rimanere femminili anche praticando pugilato o calcio.
Quali sono le problematiche che si possono manifestare nell’avanzamento della carriera sportiva per una donna? Ci sono differenze nel nuoto rispetto ad un uomo?
Anche parlando di questo tema la mia opinione in merito varia in base a caso e caso.
Le atlete di genere femminile sono molto sensibili a tutte le piccole e grandi variazioni, soprattutto legati ad un allenatore o allenatrice che cambiano squadra o non possono più seguirle nel loro percorso personale in acqua.
Gli atleti maschili, a parte qualche elemento isolato, sono più “leggeri” in questo senso.
L’elemento acqua, per natura, può causare senza farlo apposta delle problematiche relative alla “mancanza d’aria” quando un risultato non è quello sperato o quando effettivamente sott’acqua non si riesce a respirare mentre si nuota.
Ci sono genitori (o nuotatrici) che temono che il nuoto possa incidere sull’aspetto fisico di una ragazza e crearle per questo problemi? C’è chi rinuncia al nuoto per questo?
Fortunatamente non mi è capitato mai di affrontare questi temi in maniera troppo seria.
Nel senso che mi sono sempre confrontata con genitori che mi chiedessero anzi di intensificare allenamenti o di parlare con i propri figli per gestire delle situazioni relativamente difficili.
Il nostro è un lavoro comune e di squadra, non solo con gli atleti ma anche con i genitori che sono parte integrante e forza della società.
Nessuno rinuncia al nuoto per situazioni legate alla crescita se tutto funziona, magari le motivazioni sono più profonde, legate a cambiamenti in famiglia o più delicati.
Dal nuoto dei bambini al nuoto agonistico, parliamo di dispersione: che percentuale di abbandono del nuoto con l‘avanzare dell’età avete riscontrato? C’è differenza tra maschi e femmine? Quali sono i principali motivi di abbandono?
Il passaggio dalla scuola nuoto è un qualcosa di delicato ma in realtà anche di sperimentale.
Cioè chi non conosce nulla del nuoto agonistico deve provarlo prima di poter scegliere e capire ma è altresì vero che il buon lavoro dell’allenatore/trice e del/della responsabile della scuola nuoto deve portare al risultato di mantenere un vivaio florido di atleti femmine e maschi che mantengono attivo il settore.
Una buona percentuale di maschi si appassiona al calcio ancor prima di sapere come si usa un pallone, questo accade perché il calcio è lo sport nazionale per antonomasia.
La motivazione della scelta nei confronti di questa attività rispetto al nuoto riguarda anche il fatto che molti bambini riferiscono ai genitori di stancarsi in acqua, il calcio in questo sembra essere migliore per la presenza della palla e di una squadra senza la quale non si farebbe gol.
A me piacerebbe, in questo senso, scardinare il concetto che il nuoto non sia aggregativo.
Pensate che lo sport possa essere un modo per la donna per riscattare le discriminazioni con cui spesso viene a contatto nella sua vita?
Il mio lavoro mi porta ad essere a contatto con tante situazioni discriminanti ma lo sport aiuta sempre e fa da veicolo per abbattere questi muri.
Anche se rispetto ad altri sport in realtà il nuoto, come accennavo prima, è uno sport che si basa meno sulla forza della squadra e in realtà i risultati che si portano a casa, sia legati ai tempi in gara sia personali, sono molti.
Anche il momento dell’allenamento vero e proprio aiuta a rendere omogeneo il gruppo.
Le problematiche di discriminazione vengono direttamente dalla società e non c’è distinzione in realtà tra sessi perché in piscina si è tutti nudi e quindi sia maschi che femmine possono essere soggetti ad occhi che giudicano.
Vuoi aggiungere qualcosa?
Vorrei aggiungere che sono molto fiera di tutti gli allievi e che abbiamo lavorato insieme per affrontare ogni stagione con entusiasmo e passione.
Sito web di Energy H2O
Articolo di Silvia Alessandrini Calisti
Foto di Simona Muscolini